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In my hood. Sul razzismo

Il razzismo da un'altro punto di vista.

“In my Hood” è un lavoro sul razzismo, il titolo richiama l’espressione “In my opinion”.

Non si tratta di fotografie che riprendono scene di razzismo secondo il metodo del reportage. Ho invece voluto lavorare in modo un po’ diverso, partendo da due temi : l’album di famiglia e l’utilizzo del tipico cappuccio bianco del Ku Klux Klan, inteso come vero e proprio simbolo del razzismo. Le foto sono tratte dal mio album di famiglia e il bambino incappucciato sono io, ma il lavoro non è assolutamente autobiografico: si tratta infatti di un lavoro fatto a partire da fotografie della mia storia, a me immediatamente accessibili, utilizzate per costruire un discorso.

Il cappuccio rappresenta la gabbia nella quale cresce, anno dopo anno, e si chiude sempre di più chi è razzista, una barriera che isola la persona rispetto ad un mondo sempre più multiculturale rendendola carnefice e vittima allo stesso tempo. Quando nasciamo, quando veniamo cresciuti in seno a una famiglia, nella scuola, negli incontri che facciamo, man mano si forma in noi un’idea della vita, degli altri, del mondo.

Se fin da piccoli riceviamo informazioni, suggestioni, stimoli sbagliati, l’idea razzista cresce in noi, e insieme ad essa intorno alla nostra testa, e al nostro cuore, cresce il razzismo. Da dentro il cappuccio non capiremo più il mondo, dalle piccole fessure i nostri occhi non sapranno vedere bene chi ci sta vicino, guarderemo sempre e solo in una direzione, con vista ottusa e corta.

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